Kumbh Mela – lo spettacolo della fede

Kumbh Mela – lo spettacolo della fede

Nel 2013 sono partito per l’India per un viaggio fotografico in occasione del Kumbh Mela.

Una volta arrivato sul posto mi sono reso conto che portarsi a casa solo foto non mi bastava per raccontare ciò che i miei occhi stavano vedendo.

Allora ho imbracciato anche la mia piccola compattina Sony che tenevo di supporto per eventuali filmati ricordo, e ho inizato a documentare anche con i video, la straordinarietà del momento…. 

Donna in preghiera ad Hallahabad - ph. Francesco Ciccotti

Donna in preghiera ad Hallahabad – ph. Francesco Ciccotti

Guida spirituale adornata per l'evento - ph. Francesco Ciccotti

Guida spirituale adornata per l’evento – ph. Francesco Ciccotti

Uomo intento a fare le abluzioni ad Hallahabad - ph. Francesco Ciccotti

Uomo intento a fare le abluzioni ad Hallahabad – ph. Francesco Ciccotti

Lo spettacolo della fede

In India c’è una città misteriosa, la più grande e popolata del mondo che ogni 12 anni, in occasione di uno dei più imponenti eventi religiosi, nasce e si dissolve in poco meno di due mesi.

L’Ardh Khumb Mela è un rituale dell’induismo più arcaico un po’ esibizione, un po’ processione.

Per i pellegrini è il coronamento di un percorso spirituale e fisico estremo. Per i viaggiatori, l’opportunità di conoscere  il complesso universo indiano.

La meta è Allahàbad, nella regione dell’Uttar Pradesh.

 

India kumbh mela

Fedeli indiani in arrivo ad Allahabad per l’evento religioso Kumbh Mela – ph. Francesco Ciccotti

Il nostro  viaggio inizia a Delhi, capitale dell’India. Una città dai colori vivaci, dove il tempo è scandito da un’ordinato caos e da tanti sorrisi.

Un’ energia che ci affascina e coinvolge immediatamente. La  prima cosa che si avverte è il senso di spiritualità: Qui La religione è di primaria importanza, così come l’istruzione, anche se diversa a seconda della casta sociale.

Ci avventuriamo nei vicoli del centro per andare a visitare gli slum di Delhi, paragonabili alle favelas e ai barrios sudamericani…

…quei quartieri da tenere a debita distanza.

Gruppo di donne e bambini nello Slum di Delhi - ph. Francesco Ciccotti

Gruppo di donne e bambini nello Slum di Delhi – ph. Francesco Ciccotti

 

Invece, tra queste case – una appiccicata  all’ altra , scopriamo un microcosmo fantastico, dove la vita di comunità è genuina, senza contraddizioni.

Sono spazi definiti “invisibili”, oggetto di riconversione da parte del governo. L’inarrestabile urbanizzazione porterà alla loro scomparsa.

Decidiamo di continuare il viaggio utilizzando un mezzo non convenzionale per i visitatori  stranieri. Destinazione  Orchha, che in lingua Hindi significa “gioiello nascosto”.

Subito ci  sentiamo parte integrante della gente che quotidianamente viaggia in treno  nella regione dell’Uttar Pradesh. Situata sulle rive del fiume Betwa , Orchha, ospita il tempio-palazzo di Ram Raja, cuore religioso della cittadina.

Entriamo nella vita quotidiana dei villaggi rurali del centro Nord dell’india, circondati da un’atmosfera pacifica.

Ora ci aspetta la seconda tappa del nostro viaggio: ChitrakootIn questo tratto, nei vagoni della sleeper class, si percepisce il clima di spiritualità che accomuna i fedeli diretti ad Allahabad.

Treno India

Treno India – ph. Francesco Ciccotti

Chitrakoot è un famoso centro di pellegrinaggio, disseminato di templi e siti religiosi. Per molti saggi leggendari è un luogo  di meditazione,  poiché si ritiene  che la trinità indù di Brahma, Vishnu e Mahesh si sia incarnata proprio in questa città.

Al mattino riusciamo ad entrare in alcuni ashram, centri di romitaggio e accoglienza per i pellegrini. È la prima volta che vediamo così da vicino i devoti dipingersi il viso: è un ulteriore simbolo di appartenenza religiosa.

Chitrakoot è un fermento di attività.

Siamo circondati da una folla dedita a riti religiosi che si alternano alle pratiche quotidiane. 

La gradinata che scende nel fiume,  chiamata Ram Ghat, è il luogo in cui Lord Rama, la dea Sita e Lord Laxman si sono rivelati al grande poeta della letteratura hindi, San Goswami Tulsidas.

Per l’ultimo tratto del percorso scegliamo di navigare il fiume sacro Yamuna a bordo di una piccola imbarcazione.

India fiume yamuna kumbh mela

Fedeli giungono via fiume ad Allahabad durante l’evento religioso del Kumbh Mela – ph. Francesco Ciccotti

 

Davanti a noi un paesaggio suggestivo, onirico.

Su queste imbarcazioni, asserragliate  tra loro, si svolge una scena che ci porta indietro nel tempo: uomini- giovani e forti,  sono intenti a raccogliere dal fondo la sabbia del fiume sacro. Una volta trasportata a terra sarà venduta come materiale da costruzione.

Man mano che ci avviciniamo ad Allahabad, la  carica emotiva cresce , amplificata dai suoni e dal vociare della folla. La quantità di pellegrini è enorme, possono arrivare fino a 40 milioni di persone al giorno.

Santoni e fedeli giungono con ogni mezzo a disposizione, spesso dopo aver camminato  per mesi interi.

Fedeli in pellegrinaggio ad Hallahabad - ph. Francesco Ciccotti

Fedeli in pellegrinaggio ad Hallahabad – ph. Francesco Ciccotti

 

La maggior parte di loro porta sulle spalle fagotti di coperte e si unisce in  una lunga processione verso  Allabadh la città-tendopoli che, così come si è creata, presto si dissolverà nuovamente nel nulla. 

Nel giorno più favorevole agli dei, in corrispondenza della notte di luna nuova, i fedeli accorrono a bagnarsi nelle acque sacre dove i tre fiumi Gange, Yamuna e Saraswati diventano un solo corso d’acqua.

Per fare le abluzioni bisogna immergersi, completamente, con le mani giunte in preghiera. Serve a lavare via ogni fardello karmico e  iniziare una nuova vita.

Secondo la tradizione induista è qui che si è creato il mondo: Allahabad è il centro della terra, il luogo sacro per eccellenza.

India, lo spettacolo della fede – video di Francesco Ciccotti

Questo video ad agosto è stato trasmesso da Rai3 sul “Kilimangiaro”

Dalla Polonia al Kilimangiaro

Dalla Polonia al Kilimangiaro

Oggi tornerò a parlare di Kilimangiaro

ma non della trasmissione televisiva in onda tutte le Domeniche su RAI3… Voglio condividere una storia di vita e di avventura che inizia in Polonia e si conclude sul Kilimangiaro, una storia trovata sul web e di cui non conosco l’autore.

Questa storia, per dinamica, somiglia ad altre storie, ma i fattori che differenziano una dall’altra, sono molteplici ed uno più di tutti, credo sia da trovare nelle motivazioni che spingono un uomo ad affrontare tali imprese.

Si dice che in ognuno di noi convivano due persone: la persona che siamo, e la persona che siamo destinati ad essere.

 

Ci sono persone destinate 

A volte, in alcuni uomini, la persona che siamo, e la persona che siamo destinati ad essere, si incontrano…e quegli uomini si riconciliano con il loro destino. 

Li riconosci subito, i riconciliati: hanno la luce negli occhi.

Possono essere artigiani, avventurieri, preti, rivoluzionari, poeti, missionari, contadini, insegnanti. Possono vivere vite ordinarie o completamente fuori dal comune; possono essere lontanissimi o vicini a noi. Ma quando li vedi, li individui immediatamente: sono in pace con se stessi e con l’universo, emanano serenità ed energia, e non ti stancheresti mai di stargli vicino.

 

Ho avuto la fortuna di conoscerne qualcuno, di altri ho letto le storie.

E sono tutte storie che hanno un tratto comune: i loro protagonisti ad un certo punto della loro vita hanno capito qual era la loro strada, ed hanno avuto il coraggio di seguirla. E la “loro” strada non era mai la più conveniente, o la più comoda, o quella che faceva felici i genitori, o che si accordava con quello che voleva la società o il “pensiero comune”. Non necessariamente era la strada “giusta”, ma sicuramente era la “loro”.

Le loro storie vanno raccontate, perché ci aiutano a capire che non è mai troppo tardi per seguire la propria strada, e riconciliarsi col proprio destino.

 

Prendiamo ad esempio la storia di Aleksander Doba, detto Olek.

Olek era un ingegnere polacco, con un buon impiego presso un’azienda. 

Un giorno dei primi di marzo del 1989, quando aveva quarantatre anni, un suo amico -chiamiamolo Prestnek– lo invita a fare un giro in Kayak sul lago. Mentre voga per la prima volta su quel lago Polacco, Olek  prova  qualcosa. Si sente bene, forse come non lo era mai stato. 

Per lui è come una folgorazione.

La sera nel letto non riesce a dormire: ripensa alla giornata al lago, alla sensazione di libertà e di completezza che provava mentre vogava. Gli sembra di sentire gli schizzi, i profumi, ed il rumore della pagaia mentre entra nell’acqua del lago. E pensa che il Kayak si presta bene ad avventure ben più lunghe di un giorno: pensa circumnavigazioni del lago campeggiando lungo le sponde, e all’attraversamento della Polonia lungo i fiumi, e poi il mare. E l’Oceano, l’ Oceano sterminato.

 

Pensa alle infinite potenzialità e sente un brivido. E quella notte di certo non dorme, in preda ad una specie di vertigine.

La settimana successiva la vive come in trance, con in testa un pensiero fisso, finché finalmente arriva il Venerdi pomeriggio, e corre a comprasi il suo primo Kayak e trascorre il week end successivo a pagaiare sul lago, sognando ben altri tragitti.

Così organizza il Kayak con una sacca impermeabile in cui include la sua tenda e dei generi di sopravvivenza, e la successive vacanze di Pasqua dell’aprile del 1989 attraversa tutta la Polonia da Przemyśl a Świnoujście, vogando per 1189 Km in 13 giorni: e da quel momento comincia la sua vita.

 

Da aprile del 1989 in poi Olek non si è più fermato, coprendo col suo Kayak distanze sempre più lunghe: fiumi, laghi, il mare del nord, record dopo record la sua vita si lega indissolubilmente alle sue avventure col kayak. Lascia il lavoro, trova sponsor, progetta una speciale imbarcazione e nel 2010, a sessantaquattro anni compiuti, parte dalla costa africana per la sua avventura più grande: attraversare l’Oceano a remi, in solitaria.

Arriverà in Brasile 98 giorni dopo, più magro di 16 chili, ustionato dal sole ed irritato dal sale, senza più unghie né alle mani né ai piedi. Ma felice come un bambino.

Ne ha percorse di miglia Olek a partire da quel marzo del 1989 quando ha dato il suo primo colpo di pagaia sul Kayak dell’amico Prestnek, ormai ha 64 anni e con immensi sacrifici fisici e mentali ha attraversato l’Oceano. Se fosse stato uno che doveva dimostrare qualcosa, si sarebbe potuto  tranquillamente fermare lì: l’obiettivo era indubbiamente raggiunto.

Ma Olek non doveva dimostrare niente a nessuno. Semplicemente quella era la sua strada, quella era la vita che lo faceva stare bene.

 

Così organizza un’altra spedizione transoceanica, e se la prima volta ha passato l’Atlantico nel tratto più corto (Africa-Brasile), tre anni dopo, a SESSANTASETTE ANNI, lo affronta sulla rotta lunga, da Lisbona alla Florida. In navigazione affronterà le onde dell’oceano, le tempeste, le avarie dei sistemi di comunicazione, la rottura del timone, incontrerà balene, rifiuterà con gentilezza le cime lanciate dagli increduli marinai di un Cargo che lo avevano incrociato casualmente in mezzo al nulla, in quello che indubbiamente è uno dei più improbabili incontri in mare mai verificatisi.

E alla fine di tutto questo Olek raggiungerà la Florida, completamente stremato, dopo 141 giorni passati a remare da solo sull’Oceano.

E senza quell’oceano proprio non ci sapeva stare, tanto che l’ha attraversato ancora, sempre a remi e in solitaria, all’età di 71 anni.

Poi a 74 anni suonati, Olek ha sentito che doveva vivere una nuova avventura,

questa volta sulle montagne: così ha organizzato una spedizione per raggiungere la vetta del Kilimanjaro, la montagna più alta del continente Africano.

I testimoni raccontano che giunti in cima, prima di fare le foto di rito, Olak si è fermato un attimo per riposarsi e si è seduto su un masso con un sorriso beato; e ha chiuso gli occhi, per non riaprirli mai più.

Pare che quando si muore si compia il passo supremo, e ci si ricongiunga con l’Universo.

Ma quando muoiono gli uomini come Olek, il passo è un po’ più breve, forse meno traumatico: loro sono riconciliati con se stessi, sono quello che sono nati per essere, e sono già tutt’uno con l’Universo.

E noi che siamo qui a guardarli, o a leggere le loro storie, resta la speranza di poter trovare un giorno anche noi la nostra strada. E di avere il coraggio di percorrerla fino in fondo.

Sarà dura, ma il premio sono due occhi pieni di luce.

SAHARA ALGERINO IN TV SU “KILIMANGIARO”…

SAHARA ALGERINO IN TV SU “KILIMANGIARO”…

Ciao a tutti, in attesa di ripartire con i nostri viaggi WABI SABI per mare e per terra… vi annuncio che oggi pomeriggio 7 Marzo, su RAI 3, alla trasmissione televisiva “KILIMANGIARO”, condotta da Camila Raznovich, intorno alle 17,00 dopo la pubblicità, sarà trasmesso il mio video documentario sull’ultimo viaggio avventura che ci è stato permesso fare, prima della Pandemia, nel Sahara Algerino.

Buona visione e spero di rivedervi molto presto per nuove avventure…Francesco 

Algeria – La via del desertoKilimangiaro Rai 3 di Francesco Ciccotti

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